Responsibility

Sostenibilità da corsa: la nuova missione green di Brembo

Cristina Bombassei, chief csr officer di Brembo.

Articolo tratto dal numero di maggio 2019 di Forbes Italia. Abbonati.
Di Enzo Argante

Leader globale indiscusso in tecnologia, nei mercati e nei circuiti di tutto il mondo: con i suoi impianti frenanti ha vinto oltre 400 gare nei campionati mondiali nelle auto e nelle moto e adesso anche nelle competizioni dedicate ai motori elettrici, FormulaE e MotoE. Fornitore dei costruttori più prestigiosi di autovetture, motocicli, veicoli commerciali e del motor sport. Impresa inequivocabilmente italiana dal possente respiro internazionale: baricentro nell’area di Bergamo con sedi in Europa, Cina, India, Giappone, Stati Uniti, Messico e Brasile. Per questo Brembo è un marchio che incute quasi soggezione e reverenza alla famiglia Bombassei: a padre Alberto, certo, ma anche a Cristina, la chief csr officer chiamata a coniugare una straordinaria realtà industriale con la ferma convinzione che un’azienda deve essere responsabile socialmente e contribuire ai processi di sostenibilità.

“Siamo impegnati nella costante innovazione dei processi, sempre più orientati al contrasto del cambiamento climatico, all’utilizzo razionale delle risorse idriche. Brembo ha oltre 10.600 collaboratori in 15 paesi di tre continenti, con 25 stabilimenti e presenze commerciali, sottoposti a normative ambientali diverse a seconda dei paesi in cui opera. Per questo ci siamo dotati di un sistema di gestione ambientale conforme allo standard ISO 14001, e ci sottoponiamo volontariamente a un controllo periodico di parti terze per verificarne la piena conformità”.

Nessuna pietà per gli sprechi energetici, per gli eccessi nell’impatto ambientale. Ma soprattutto una scelta sulle risorse e competenze da dedicare ai temi ambientali ed energetici. “Da qui la decisione di creare una direzione Ambiente ed energia”, continua la Bombassei, “con l’obiettivo specifico di definire le strategie del gruppo in questo ambito, guidando e coinvolgendo tutti gli stabilimenti nella progressiva riduzione del proprio impatto ambientale, garantendo un presidio organico e strutturato dei rischi ambientali e delle prestazioni energetiche”.
Non basta mettere le stellette su solide e competenti spalle, però. In strutture così complesse anche spostare una sedia può avere impatto sui processi: “La promozione del risparmio energetico, attraverso l’uso razionale dell’energia e, conseguentemente, la riduzione dei consumi, è un tema che coinvolge tutte le unità operative del gruppo verso processi produttivi caratterizzati da ridotte emissioni e sempre maggiore utilizzo di energie provenienti da fonti rinnovabili. Cerchiamo l’efficienza energetica e l’utilizzo razionale dell’energia in tutti i nostri processi produttivi”.

Anche nel 2018 Brembo è stata riconosciuta dalla ong Cdp come una delle 136 aziende leader a livello mondiale per impegno e capacità di risposta al cambiamento climatico, aggiudicandosi una valutazione A sia nella materia Climate Change che sul fronte Water, confermando la propria permanenza nella Climate A List. Brembo è l’unica azienda italiana ad essere nella lista dei migliori per entrambe le categorie (sono solo 18 nel mondo). Volontario è anche il nuovo impegno assunto dalla multinazionale: “Abbiamo un obiettivo di de-carbonizzazione dei processi produttivi, che punta alla riduzione del 19% entro il 2025, delle emissioni assolute di sostanze clima alteranti. Per un gruppo come Brembo, presente in 15 nazioni e caratterizzato da una continua crescita produttiva e dall’aumento dei suoi impianti operativi, è una missione decisamente sfidante perché si traduce nello sforzo di produrre di più emettendo di meno. La definizione del target è stata una scelta fondamentale che ha avviato in Brembo un processo di transizione verso un modello industriale sostenibile e che vede coinvolti tutti i dipendenti nella ricerca delle aree di miglioramento. Mi piace sottolineare il risultato ottenuto nel 2018, anno in cui Brembo ha emesso meno Co2 rispetto al 2015, pur essendo notevolmente cresciuta in capacità e volume produttivo”.

Coinvolgere tutti i dipendenti è fondamentale, perché, alla Brembo, sono convinti che un processo sostenibile non è solo tecnologie e servizi a protezione dell’ambiente. C’è il fattore umano: “Per questo abbiamo aderito all’Agenda 2030 facendoci promotrici delle linee guida di sviluppo sostenibile su tutti i 17 obiettivi e avviando una campagna di comunicazione e formazione, che coinvolge tutte le persone di Brembo. Inoltre, nel 2018, oltre alla formazione standard (oltre 240mila ore nel mondo), sono state complessivamente erogate più di 5.900 ore di formazione in materia ambientale presso tutti i siti di gruppo”. Poi c’è il tema della sicurezza, che nel caso Brembo è scritta nel dna. “La ricerca è alla base di tutto il nostro lavoro quotidiano. Ogni anno investiamo il 5% del nostro fatturato in quest’area, ma penso che sia ancora più significativo l’impegno delle nostre risorse umane che lavorano in questo ambito. Il 10% del nostro personale è infatti dedicato all’attività di ricerca. Questo ci ha permesso sino ad oggi di registrare 2.315 brevetti. Il mondo delle competizioni è strategico: devi saper innovare e devi farlo in fretta, per essere pronto, gara dopo gara, e portare i clienti alla vittoria”.

Brembo è un’azienda da primato anche nei processi produttivi per mantenere la competitività attraverso l’industria 4.0. E condividerla. Non a caso è la prima azienda a far parte del parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso a Bergamo. “Si tratta di un ecosistema aperto, creato per facilitare il dialogo e l’incontro tra il mondo della ricerca e quello delle imprese. Il campus è allo stesso tempo un luogo fisico ed una filosofia operativa: apertura, sostenibilità, condivisione ed attenzione al mondo che ci circonda sono gli elementi fondanti della nostra community, in cui si svolgono quotidiani scambi di ‘fertilizzazione incrociata’ sui temi della tecnologia e della responsabilità sociale e ambientale”.

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