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Il sopravvissuto a un campo di prigionia diventato miliardario, storia di Marcel Adams

La “Sala dei Nomi” nello Yad Vashem – il memoriale ufficiale alle vittime dell’Olocausto a Gerusalemme (Shutterstock)

Marcel Adams non è sempre stato Marcel Adams. Come prestigio, ma anche all’anagrafe, perché quando nasce in Romania nel 1920 di cognome fa Abramovich. Un cognome che di lì a pochi anni diventerà scomodo per lui e per la famiglia con l’arrivo di un’ombra nera che ad un certo punto della Storia sembrava potesse allungare la sua mano su tutta l’Europa. Così però non è stato, con Marcel sopravvissuto a uno di quei campi che si diceva fossero di lavoro, e invece erano tutt’altro, prima di ricostruirsi una vita in Canada e diventare il secondo miliardario vivente più anziano al mondo con un patrimonio stimato da Forbes in 1,7 miliardi di dollari.

Marcel Adams (fonte immagine: www.adams.academy.ac.il)

Famiglia numerosa quella in cui Marcel nasce il 2 agosto del 1920, con diverse sorelle maggiori con cui è costretto a giocare per ingannare il tempo. Se non altro è il figlio prediletto del padre che però lavora giorno e notte nella conceria di cui è proprietario, non riuscendo così a passare molto tempo con il bambino che tanto vuol dire per lui. Il piccolo frequenta la scuola del paese in un’enorme classe con 56 compagni, di cui lui è uno dei pochi ebrei, ricordando come questo fatto inducesse i suoi insegnanti a dargli voti più bassi di quanto invece non meritasse. Marcel poi da adolescente viene sedotto nel 1936 da un gruppo di giovani sionisti dalle idee molto chiare e nette rispetto a come tutti gli ebrei dovessero vivere insieme nella Terra Promessa, un’appartenenza che però non viene accettata dalla scuola: arriva così l’espulsione dall’istituto con l’impossibilità di potersi iscrivere di nuovo per l’anno scolastico successivo. Di conseguenza il coinvolgimento nell’attività di famiglia aumenta, la voglia di studiare però non manca e così nel 1939 ecco l’iscrizione all’università, ma dopo appena tre mesi anche lì gli ebrei non possono più stare. Marcel decide che è arrivato il momento di inseguire il sogno della Terra Promessa, ma mentre è in attesa di tutti i documenti per partire la Seconda Guerra Mondiale arriva a sconvolgere ogni cosa.

Prima Marcel insieme ad altri ragazzi ebrei viene inviato a pulire le macerie di un villaggio romeno, poi di fronte alla scelta se andare a combattere al fronte nel 1943 o la prigionia in un campo di lavori forzati sceglie quest’ultima, offrendosi anche volontario per essere punito al posto di un compagno di detenzione assente all’appello mattutino. “La guerra è stata un incubo”, ricorda, “Ho perso tre anni della mia vita, centinaia di migliaia di persone sono morte inutilmente e la stessa Romania si è autodistrutta”. Nel 1944 però arrivano finalmente i documenti che gli permettono di lasciare la Romania e di imbarcarsi su una nave direzione Turchia, tappa intermedia prima di arrivare in Israele, sua destinazione finale dove per vivere avvia una propria attività di conciatore di pelli sul modello di quanto appreso a stretto contatto con il padre. Nel 1948 però la guerra non ha ancora smesso di bussare alla porta di Marcel, coinvolto personalmente nella battaglia per l’indipendenza di Israele e protagonista in particolare della conquista della città di Beer-Sheva, prima di essere mandato in Francia a convincere giovani ragazzi ebrei a tornare in Israele, come era stato fatto con lui nel 1936. L’esperienza in Francia è decisiva per il suo ultimo trasferimento che avviene in direzione Canada nel 1951, quando alcuni amici gli suggeriscono che il continente americano è il posto giusto per provare a costruire qualcosa di successo e Marcel viene a sapere di una proposta di lavoro per trasferirsi Oltreoceano. La sua conoscenza del francese gli permette di risultare idoneo e così sbarca in Quebec, iniziando a lavorare per una conceria del posto.

Il sogno di Marcel è però quello di essere indipendente, avviando una piccola attività sul modello di quella di famiglia in Romania. Nel frattempo però la sua scalata nella conceria in Quebec prosegue fino a diventare uno dei partner dell’azienda, con il suo capo che gli impone il cambio di cognome in Adams perché Abramovich era troppo lungo per i suoi gusti. La voglia di indipendenza di Marcel continua però a essere forte e così dopo essersi sposato, incontra in sinagoga un broker del settore immobiliare che gli propone il primo affare della sua vita con l’acquisto di una settantina di appartamenti che sarebbero stati costruiti di lì a poco. Con i soldi messi da parte grazie agli anni passati in conceria e a qualche prestito inizia così nel 1955 la scalata di mr. Adams che a quasi 100 anni gli permette di avere un patrimonio stimato di 1,7 miliardi di dollari, con la società da lui creata nel 1958, la Iberville Developments, ora gestita da Israele da uno dei quattro figli, di nome Sylvan. Un vero colosso, Iberville, che gestisce spazi in qualcosa come circa cento centri commerciali, a cui si aggiungono uffici, proprietà industriali e beni residenziali.

Ancora nel 2013 Sylvan raccontava di come il padre arrivasse prima di lui in ufficio per portare avanti quel business costruito con feroce determinazione dopo essere passato attraverso vicende che sembra impossibile possano avvenire tutte insieme in una sola esistenza. Marcel Adams, però, è andato oltre le pagine più buie della storia dell’uomo. Tenebre che è sempre importante ricordare per evitare che possano di nuovo tentare e sedurre come già hanno dimostrato di saper fare in un passato non troppo lontano.

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