Style

La nuova Collini Milano 1937 raccontata da Carmine Rotondaro

Moda: la nuova era della storica maison Collini raccontata da Carmine Rotondaro
Collini Upcycled Fur Exhibition 67

Collini Milano 1937 nasce nella capitale meneghina nel 1937. La storica casa di moda milanese di pellicce, fondata da una famiglia di produttori di abbigliamento, viene acquisita poi nel 2016 da Carmine Rotondaro, che assumendone anche la direzione creativa, ha imposto un nuovo corso stilistico votato al rock’n roll. Di recente, il brand ha annunciato il passaggio di tutta la linea di pellicce alla produzione upcycled, con l’approvvigionamento delle materie prime esclusivamente attraverso capi usati e vintage o scampoli di produzione. Parola d’ordine sostenibilità.

    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition
    Collini Upcycled Fur Exhibition

Con il titolo “Sensitive Men Wear No-Kill Fur”, il ceo e direttore creativo di Collini, ex real estate development worldwide di Kering, ha ospitato lo scorso 11 gennaio durante Milano Moda Uomo, una mostra dedicata alle varie fasi della produzione di pellicce upcycled presso lo storico Museo Bagatti Valsecchi di Milano. Una location esclusiva per raccontare come l’upcycling parta proprio da una pelliccia vintage di qualità. Come funziona? Gli artigiani di Collini si procurano i cappotti esistenti in disuso attraverso una vasta rete di fornitori tra cui broker vintage e collezioni private. La pelliccia viene quindi “smontata” per recuperare le pelli originali. Queste pelli vengono poi ricondizionate, ammorbidite, idratate e quindi tinte. Le pelli rinnovate sono infine tagliate e assemblate a mano per trasformare una risorsa preziosa ma dimenticata in un capo d’abbigliamento contemporaneo. In questa intervista a forbes.it Carmine Rotondaro ha raccontato com’è davvero il “nuovo” Collini.

Nato e cresciuto in Calabria, e una laurea in legge. Come sei approdato nel mondo della moda?

Sono arrivato nel mondo del fashion facendo il consulente per diversi gruppi internazionali del settore. È stato amore a prima vista. Ho prestato servizi a tante maison ma ho sempre visto la moda come una forma di espressione, come occasione per far passare un messaggio. E appena ne ho avuto l’opportunità, ho voluto agire direttamente, cercando di raccontare la mia visione personale.

In che direzione sta andando il nuovo corso creativo di Collini?

Collini vuole essere vicino a una donna sofisticata ed esigente in termini di design. Noi abbiamo un mantra: vogliamo proporre un lusso glamorous, appariscente nei materiali, nei tagli, nelle rifiniture e negli accessori ma comoda, che può essere portata con facilità anche nel vivere quotidiano.

Su quali capi bisognerà puntare per la prossima primavera-estate?

Per la prossima stagione calda bisognerà puntare su capi leggeri senza rinunciare alla ricchezza dei materiali; per questo motivo, la nostra proposta comprenderà giacche in pelle, camicie realizzate con materiali particolarmente leggeri, blazer luccicanti. Parola d’ordine leggerezza, sia di forme sia di tessuti.

    Collini vintage
    Collini vintage
    Collini vintage
    Collini vintage
    Collini vintage
    Collini vintage
    Collini vintage Collini woman upcycled fur
    man fur image
    Man fur image

Parliamo della campagna “No-Kill Fur”. Come mai questo inno alla sostenibilità?

Si tratta di un tema che rappresenta la nostra filosofia. Abbiamo voluto interpretare in chiave sostenibile il patrimonio del brand che affonda le sue radici nella pelliccia. Abbiamo investito molto tempo e molte risorse nell’industrializzare un processo di produzione che si possa basare esclusivamente su pellicce esistenti. Un processo di produzione che dunque prescinde dalle fonti di approvvigionamento tipiche della pellicceria, e cioè  le nuove pelli, e che si fonda su una ricerca esclusiva di capi già esistenti. Dare nuova vita a questi indumenti dimenticati ci è sembrato un messaggio entusiasmante. Le pellicce Collini, inoltre, hanno un meccanismo di personalizzazione che è innovativo perché al di sotto del pelo c’è un sistema di ganci che consentono di attaccare charm, catene, decorazioni, e quindi avere un capo che ogni giorno può essere differente.

A quale donna si rivolge l’universo stilistico del marchio?

A una donna che non ha paura di osare nei colori, nelle forme. Ma anche a una donna molto esigente, che richiede tessuti di altissima qualità, sempre innovativi, risultato di una ricerca attenta.

Collini ha aperto il suo primo monomarca a Milano a dicembre dello scorso anno e un pop up store a Tokyo a ottobre. Ci sono altri opening in vista?

La mia aspirazione è quella di avere un negozio a Londra e spero che questo sogno possa diventare realtà entro il 2022. Collini è un marchio che rivolge grande attenzione alla dimensione leisure: per questo motivo, stiamo guardando con interesse alcuni resort a Ibiza e Mykonos. Prima di arrivare a questo step, tuttavia, voglio potenziare la bottega milanese e vedere come quest’ultima riesce a interagire con il tessuto sociale che la circonda perché  Milano, in fondo, is the shopping center of the world. E inoltre ci permette di interagire con un’audience globale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .