carrello in corsia supermercato
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La rivoluzione del retail: il 75% di chi ha comprato online nell’ultimo mese non lo aveva mai fatto prima

carrello in corsia supermercato
(Shutterstock)

Con un parallelo un tantino macabro, ma vero, si potrebbe dire che in questi difficili giorni di coronavirus imperante, ad ogni aumento del numero dei contagi è aumentato parallelamente l’accesso ai siti di e-commerce, portando al collasso le consegne di grandi catene mondiali di food – e della stessa Amazon – che sembrava una corazzata dalla logistica inespugnabile. E’ bastato un virus. “Abbiamo condotto una ricerca lampo su 200 dei nostri associati scoprendo che il 75% degli acquirenti da siti di e-commerce non lo aveva mai fatto prima. Quindi si tratta di nuovi utenti che, si spera, porteranno in alto la percentuale di oggi. Solo il 7% degli acquisti in Italia viene eseguito online, contro il 30% della Gran Bretagna” commenta Roberto Liscia presidente di Netcomm che associa le principali aziende di commercio online.

E proprio su questa forte onda espansiva si attende il lancio del primo hub europeo del commercio di lusso. Sarà quello della Rinascente, controllata dal gruppo thailandese Central Retail Corporation: “Daremo agli italiani la possibilità di scegliere grandi griffe o artigiani della qualità Made in Italy comprando con un click e ricevendo la merce a casa. Milano fungerà da hub europeo per paesi del nord Europa dove i nostri prodotti sono molto amati. Il mercato di massa lo lasciamo ad Amazon, noi puntiamo a prodotti che non saranno mai delle banali commodities, ma solo prodotti Premium” racconta Nicolò Galante, presidente del gruppo retail appena quotato alla Borsa di Bangkok.

La cinese Huawei, che sta subendo uno storico ostracismo dal governo Usa ma che investe in ricerca e sviluppo 18,8 miliardi di dollari (+15% sullo scorso anno), ha appena lanciato il suo sito proprietario di e-commerce per offrire smartphone e tablet alla sua clientela: “Grazie a questo spazio virtuale abbiamo una nuova ed immediata modalità per soddisfare i nostri clienti in un periodo in cui il ruolo della tecnologia è ancora più cruciale per rimanere connessi gli uni agli altri” afferma Pier Giorgio Furcas, deputy general manager Huawei CBG Italia.

Un’altra vittima designata del coronavirus, oltre al commercio fisico, potrebbe essere la moneta tradizionale. Ne è convinto Roberto Liscia: “Un altro trend che si impenna quasi inaspettato per il pubblico italiano sempre restio ad usare la moneta elettronica, è la crescita dei pagamenti da wallet e da carte di credito”.

Ma quali settori sono stati colpiti, anche online, dal flagello dell’epidemia? “L’abbigliamento ha subito una tremenda contrazione nella prima fase dell’isolamento con la gente che pensava solo ad accumulare cibo, lievito e farina. Ma poi, stabilizzate nelle case, le famiglie hanno cominciato a pensare che un paio di jeans, una giacca, dei sandali firmati, potevano aiutare l’umore in giorni di isolamento e le vendite, da qualche giorno, stanno ripartendo”.

Organizzarsi per consegnare la merce a casa. Il nuovo mantra che prima riguardava solo grandi gruppi alimentari, ha pervaso come una scossa elettrica i piccoli distributori come L’alveare che dice sì. Un’idea importata dalla Francia che mette in contatto i produttori di frutta, verdura, salumi, birra e carne biologica con i consumatori. La spesa si fa sul sito e le consegne sono fatte a casa per sei euro se la spesa raggiunge i venti.

Un’altra formula ispirata dall’isolamento è quella praticata da Carrefour, il secondo gruppo della distribuzione al mondo dopo l’americana Walmart. Si chiama “Drive”: dopo aver fatto la spesa sul Pc o sull’app non ti resta che andare in macchina in un punto vendita abilitato e ritirare i pacchi già confezionati nel parcheggio del supermercato senza bisogno di entrare.

Dopo anni di errori, rincorrendo il gigante Amazon, Walmart Usa ha finalmente trovato l’uovo di Colombo. E sono nati in giro per gli Stati Uniti i cosiddetti Super Center dove arrivi in macchina per ritirare una spesa già effettuata online.

Ma per prendere la tua spesa solitamente devi camminare tra gli scaffali, è qui che si innesca il fenomeno del doppio acquisto. Con i prodotti sotto gli occhi, scientificamente disposti, i consumatori si ricordano di aver esaurito le lamette da barba o che manca il cioccolato in polvere per la colazione del giorno dopo. E oltre alla spesa ordinata e pagata online, ne fanno un’altra su posto.

Tutte le formule di commercio che evitano la vicinanza di persone, commessi compresi, stanno andando forte come non mai. Lo sa bene Amazon che ha sperimentato i famosi negozi “Go” – dove il cliente viene intercettato da videocamere che stanno in alto sugli scaffali e attraverso l’app dello smartphone gli permettono di comprare e pagare senza fare il passaggio alla cassa. Il problema di questi “Go”, ad altissimo tasso tecnologico, risiede nel fatto che hanno una clientela solo Hipster e Millennial, che passa in pausa pranzo per comprare il vassoio di cibo. Ma non torna a fare lì la vera spesa per la settimana.

Il diabolico Jeff Bezos ha così rilanciato pensando di estendere l’offerta anche alle famiglie giovani con le nuove insegne “Gourmant”.

Il virus sta funzionando da rivoluzione copernicana del retail sia fisico che virtuale con effetti disruptive che nessuno fino a ieri avrebbe immaginato. Una sfida nata da un enorme problema sanitario. E che anche stavolta vinceranno i migliori.

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